Cinque mesi fa, precisamente lo scorso 4 giugno, Enrico Preziosi perdeva la testa aggredendo un giornalista de Il Secolo XIX in piazza Lido di Pegli. Il presidente del Genoa reagì in malo modo alle domande insistenti di Valerio Arrichiello, la cui telecamera fu scaraventata per terra.
Il fatto avvenne all’uscita di un ristorante di Pegli, dove Preziosi aveva appena siglato l’accordo per l’ingresso in società di Rosati.
Per questo gesto, come è scritto nella delibera diffusa ieri, il presidente del Grifone è stato è stato deferito davanti alla Commissione Disciplinare della Figc dal procuratore Stefano Palazzi. In particolare Preziosi, e anche il Genoa per responsabilità diretta, sono accusati di aver violato l’articolo 1 del codice di giustizia sportiva e anche il 4, visto che il patron rossoblu non si è presentato a due convocazioni da parte della procura federale.
In entrambe le occasioni il Genoa ha presentato una giustificazione (il presidente era all’estero per impegni di lavoro), ma il rischio squalifica con relativa ammenda è dietro l’angolo.
Per Preziosi non si tratta del primo deferimento subito; uno dei più recenti e clamorosi risale allo scorso anno quando il provvedimento arrivò in seguito alla gara Genoa-Siena del 22 aprile: i giocatori rossoblu si erano tolti le maglie di gioco e le avevano date a un gruppo di tifosi che aveva interrotto il match contestando la squadra e chiedendo la consegna delle casacche. In quel caso Preziosi reagì con parole durissime alla decisione di Palazzi dicendo di non accettare di essere “mazziato e cornuto” e denunciando di essere coinvolto in “una situazione paradossale”.
Alla fine fu graziato dalla disciplinare che punì soltanto Sculli.
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